Sentenza N. 156 del 1973
Corte Costituzionale
Data generale
21/11/1973
Data deposito/pubblicazione
21/11/1973
Data dell'udienza in cui è stato assunto
09/11/1973
Dott. GIUSEPPE VERZÌ – Dott. GIOVANNI BATTISTA BENEDETTI – Dott.
LUIGI OGGIONI – Dott. ANGELO DE MARCO – Avv. ERCOLE ROCCHETTI – Prof.
ENZO CAPALOZZA – Prof. VINCENZO MICHELE TRIMARCHI – Prof. VEZIO
CRISAFULLI – Dott. NICOLA REALE – Prof. PAOLO ROSSI – Avv. LEONETTO
AMADEI – Prof. GIULIO GIONFRIDA – Prof. EDOARDO VOLTERRA – Prof. GUIDO
ASTUTI, Giudici,
quarto comma, del d.l.C.P.S. 4 aprile 1947, n. 207 (trattamento
giuridico ed economico del personale civile non di ruolo in servizio
nelle Amministrazioni dello Stato), promossi con le seguenti ordinanze:
1) ordinanza emessa il 19 febbraio 1971 dal Consiglio di Stato –
sezione IV – sul ricorso di Vacca Roberto contro il Consiglio nazionale
delle ricerche, iscritta al n. 421 del registro ordinanze 1971 e
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 323 del 22
dicembre 1971;
2) ordinanza emessa il 15 febbraio 1972 dal Consiglio di Stato –
sezione IV – sul ricorso di Costone Cosimo Damiano contro il Ministero
della difesa aeronautica, iscritta al n. 238 del registro ordinanze
1972 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 219 del
23 agosto 1972.
Visti gli atti di Costituzione di Vacca Roberto e di Costone Cosimo
Damiano;
udito nell’udienza pubblica del 3 ottobre 1973 il Giudice relatore
Angelo De Marco;
uditi l’avv. Bruno Piccarozzi, per il Vacca, e l’avv. Carlo
Fornario, per il Costone.
1. – Con ordinanza 19 febbraio 1971, il Consiglio di Stato in s.g.
(Sez. IV) ha ritenuto rilevante e non manifestamente infondata, ai fini
della decisione del ricorso proposto dall’ing. Roberto Vacca contro il
rifiuto del Consiglio nazionale delle ricerche di corrispondergli, in
seguito a dimissioni da impiego non di ruolo, l’indennità di
anzianità, la questione di legittimità costituzionale, in riferimento
all’art. 36 della Costituzione, dell’art. 9, comma quarto, del
d.l.C.P.S. 4 aprile 1947, n. 207, sulla disciplina del rapporto
d’impiego non di ruolo con le amministrazioni statali, nella parte in
cui esclude che tale indennità sia dovuta, in caso di dimissioni
volontarie.
La non manifesta infondatezza è motivata con il richiamo alla
sentenza di questa Corte 27 giugno 1968, n. 75 che ha dichiarato
illegittimo l’art. 2120 del codice civile, nella parte in cui negava al
lavoratore il diritto alla indennità di anzianità nel caso di
dimissioni volontarie e con la considerazione che gli stessi principi,
in base ai quali si è pervenuti a tale decisione, sono indubbiamente
applicabili ai rapporti d’impiego pubblico non di ruolo.
2. – Con altra ordinanza, in data 15 febbraio 1972 lo stesso
Consiglio di Stato in s.g. (Sez. IV), nel corso del giudizio promosso
da Cosimo Costone, avventizio di 3 categoria del Ministero della
difesa, licenziato per motivi disciplinari, ha dichiarato rilevante e
non manifestamente infondata la questione di legittimità
costituzionale, in riferimento all’articolo 36 della Costituzione,
dello stesso art. 9, comma quarto, del d.l.C.P.S. 4 aprile 1947, n.
207, nella parte in cui nega l’indennità suddetta, nel caso di
licenziamento per motivi disciplinari.
La motivazione della non manifesta infondatezza è identica a
quella dell’ordinanza 19 febbraio 1971 sopra riassunta.
3. – Dopo gli adempimenti di legge, i due giudizi, come sopra
promossi, vengono ora alla cognizione della Corte.
Si sono costituite le parti private, i patrocini delle quali, con
memorie depositate, rispettivamente, il 19 ottobre 1971 e l’11
settembre 1972, richiamando ed illustrando le motivazioni delle
ordinanze di rinvio, concludono chiedendo che le prospettate questioni
vengano dichiarate fondate. Tale tesi è ribadita dal patrocinio
dell’ing. Vacca con successiva memoria depositata il 20 settembre 1973.
Non vi è stata costituzione delle Amministrazioni pubbliche
controinteressate, né intervento del Presidente del Consiglio dei
ministri.
1. – I due giudizi, come sopra promossi, vanno riuniti per essere
decisi con unica sentenza, dato che entrambi hanno per oggetto il
dubbio circa la legittimità costituzionale, in riferimento all’art. 36
della Costituzione, dell’art. 9, comma quarto, del d.l.C.P.S. 4 aprile
1947, n. 207 – che disciplinava il rapporto di pubblico impiego non di
ruolo – nelle parti in cui nega la corresponsione dell’indennità di
anzianità nelle ipotesi di risoluzione del rapporto in seguito a
condanna penale o provvedimento disciplinare ed in seguito a volontarie
dimissioni.
2. – Anzitutto deve rilevarsi che, successivamente alla risoluzione
dei rapporti d’impiego, ai quali si riferiscono le ordinanze di cui in
epigrafe, sono state promulgate e sono entrate in vigore le leggi 8
giugno 1966, n. 424; 15 luglio 1966, n. 604 e 28 dicembre 1966, n.
1077, in forza delle quali dette questioni sono ormai risolte in favore
degli impiegati e dei lavoratori dipendenti sia dallo Stato o da altri
Enti pubblici sia da privati.
Infatti:
– l’art. 1 della legge n. 424 abroga le disposizioni che prevedono,
a seguito di condanna penale o di provvedimento disciplinare, la
riduzione o la sospensione del diritto del dipendente dello Stato o di
altro Ente pubblico al conseguimento della pensione e di ogni altra
indennità da liquidarsi in conseguenza della cessazione del rapporto
di dipendenza;
– l’art. 9 della legge n. 604 (Norme sui licenziamenti individuali)
statuisce che l’indennità di anzianità è dovuta al prestatore di
lavoro in ogni caso di risoluzione del relativo rapporto;
– infine – con più specifico riferimento alla natura dei rapporti
per la risoluzione dei quali sono state prospettate le questioni in
esame – l’art. 1 della legge n. 1077 del 1966 dispone che agli
impiegati civili non di ruolo comunque denominati delle Amministrazioni
dello Stato, anche con ordinamento autonomo, si applicano le
disposizioni vigenti sul trattamento di quiescenza e di previdenza
diretto, indiretto e di riversibilità per il personale civile di
ruolo.
Senonché, dato che, come sopra si è rilevato, i rapporti
d’impiego che formano oggetto dei giudizi a quo sono stati risoluti
prima dell’entrata in vigore delle richiamate leggi, che, in
conseguenza, non sono ad essi applicabili, le prospettate questioni
conservano la loro rilevanza.
3. – È evidente che la sopra riportata legislazione costituisce
attuazione dei principi affermati da questa Corte con la sentenza n. 3
del 1966, che, muovendo dal carattere retributivo del trattamento di
quiescenza spettante in conseguenza di un rapporto di impiego o di
lavoro e della particolare protezione di cui nel vigente ordinamento
costituzionale viene fatta oggetto, sul piano morale e su quello
patrimoniale, la retribuzione del prestatore d’opera in ogni suo
aspetto, ha ritenuto contrastante con l’art. 36 della Costituzione
qualsiasi disposizione che privi il lavoratore o i suoi aventi causa,
per qualsiasi ragione, di detto trattamento, conquistato attraverso la
prestazione dell’attività lavorativa e come frutto di essa.
In applicazione degli stessi principi e nel quadro della
legislazione che li ha recepiti, le questioni in esame risultano quindi
pienamente fondate.
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara la illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma
quarto, del d.l.C.P.S. 4 aprile 1947, n. 207, sul “Trattamento
giuridico ed economico del personale civile non di ruolo in servizio
nelle Amministrazioni dello Stato”, nelle parti in cui dispone che non
sia dovuta indennità di anzianità nei casi di licenziamento in
seguito a condanna penale o a provvedimento disciplinare ed in seguito
a dimissioni volontarie.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale,
Palazzo della Consulta, il 9 novembre 1973.
FRANCESCO PAOLO BONIFACIO – GIUSEPPE
VERZÌ – GIOVANNI BATTISTA BENEDETTI
– LUIGI OGGIONI – ANGELO DE MARCO –
ERCOLE ROCCHETTI – ENZO CAPALOZZA –
VINCENZO MICHELE TRIMARCHI – VEZIO
CRISAFULLI – NICOLA REALE – PAOLO
ROSSI – LEONETTO AMADEI – GIULIO
GIONFRIDA – EDOARDO VOLTERRA – GUIDO
ASTUTI.
ARDUINO SALUSTRI – Cancelliere